PISSALADIERE
E'
una specialità nizzarda. dopo aver steso la pasta della pizza
(preparata in modo classico) nella teglia ricoprirla di cipolla
tagliata a fettine sottili e preventivamente cotta con un po' d'olio
per circa dieci minuti. Dopo la cipolla disporre a raggera filetti di
acciuga salati e pen puliti, aggiungere poi alcune olive in salamoia.
Cuocere in forno come le altre pizze. |
BISCOTTI DI FAMIGLIA Mettere sulla tavola di cucina :
250 gr.di farina 50 gr di burro 50gr dizucchero a velo 1 decilitro di latte tiepido vaniglia scorza di limone grattugiata semi di anaci Fate una buca nel monte della farina, poneteci gli ingredientii, meno il latte del quale vi servirete per intridere questa pasta che deve riuscire morbida e deve essere dimenata molto onde si affini. Poi tiratene una sfoglia dello spessore di uno scudo, spolverandola di farina se occorre e per ultimo passateci sopra il mattarello rigato oppure servitevi della grattugia per farle qualche ornamento. Dopo tagliate i biscotti nella forma che più vi piace,colocateeli in una teglia e cuoceteli in forno. |
A giudice io voglio l'Universo, il Cosmo intero, ed altro ancora, che se buon gusto non è già disperso deve inneggiare alla gialla aurora; Gialla aurora non dal sol segnata ma da un pollastro, così ben arrostito, che tutta pelle sua ne ha dorata! Musa! Guida il mio dir se t'è gradito! L'opra dell'uomo che per primo cinse un manto d'oro ad un gentil pollastro; un manto d'oro come mai dipinse, nè Apelle nè Giotto , nè il sommo astro, Fu miracol divino, d'arte schietta, fu portento, prodigio grande e bello fu gloria immortale della setta di cuochi e cucinier, e del fornello. Ma chi fu quell'uomo che gridò netto: "non più cassuola lo spiedo sia bandito, datemi invece un metro di spaghetto vi darò unpollastro bene arrostito!" Chi fu? Chi fu? Mister! Mistero, nessuno lo sa, nè più sperar i'oso, ignorar dovrà sempre il mondo intero il Grande, il Sublime, il Portentoso! Ora uditorio mio, sta bene attento che ti vò dir di belle rime adorno, il gran segreto, il nobile portento il grande ritrovato d'oggigiorno. Edessa la più semplice ricetta di gustoso gentil manicaretto, che sia a questo mondo scritta o detta per gioia del palato più perfetto. Fu trovata in un raro manoscritto d'uno poeta che fu, quando non eri e fu grandi, ma a torto od a dritto ei chiamò tre, i quattro moschettieri. Prendete un pollastrel tenero e nnetto non sbranato, ma delicatamente ripulito all'interno, e con rispetto sia risciacquato, ed accuratamente. Riunite al corpo le zampe, e... come dire? e pur le ali; sicchè appaia all'occhio, quelfiero corridor pronto all'aire Preparate un leggiero pasticcetto di pepe e sale, e di butirro anco che metterete dentro il vago petto, con cipolletta ben tritata a fianco, e nint'altro ci vuole, niente odori niente droghe, mostarde, noci moscate, niente erbe aromatiche oppur sapori che offendono le papille delicate. Colla pelle del collo ben tagliata tappate i fori e cucite fitto sicchè nonpossa uscire colata il ripien che in rima io v'ho già scritto. |
Due baston forcuti piantate in terra sovr'essi appoggiate un traversino, sotto accendete un fuoco, come in guerra suol far ogni guerrier, pel suo festino. Passate poi per l'una e l'altra zampa uno spago di un metro o poco più ed appendete il pollo sulla vampa, ma non sulla, ma sulla su per giù. Poichè non fa mestier ricordare che il il pollo deve essere ben situato verso Zeffiro; ciò per evitare ch'ei non divenga tutto affumicato. Due patatine, deh non vi scordate, con butirro, nella leccarda e sale; e col burrito convin che aspergiate il petto, le zampe, ed anche l'ale Ed ora io sono giunto al culminante, momento grave dell'operazione, per cui dovrai ancor per un'istante darmi la tua benevola attenzione. Stassi seduto con nobile ardimento colui, colei, alla gran opera intenta; calma, serena, poichè alcun tromento soffre lo pollastrel cui l'anima è spenta Nè il fuoco può sembrar pericol vero poichè lieve dev'essere che in altra guisa lo pollastrel verrà poi tutto nero e non dorato, come vuol la sua divisa. Non è facil tradurre in scritto chiaro ciò che dee farsi a questo punto giunti, trascriverò il manoscritto raro senza lasciar nè virgole nè punti. così era detto in strao idioma ignoto: preso lo spago tra il pollice ed il medio, convien ripetere esattamente il moto, di chi fila la lana, senza rimedio. pare ch'a què tempi, per vestir panni doveasi filar, quest'era l'uso, lana di pecora, per anni e anni, e non cessar di fare andare il fuso e come il fuso gira, gira il pollo e frigge e stride e sospinto lievemente dalle due dita, gira a rompicollo e va dorandosi infallibilmente. Abbandonato a sè, si gira ancora, ora in un verso, e poi da sè nell'altro e gira, e gira sempre e gira ognora indorandosi va da un capo all'altro. Per quaranta minuti dura il gioco, dopo di che il nostro pollo è cotto e va servito caldo lì sul loco con le patate che messe avete sotto. Oh! pollastrin pennuto ed or dorato povero pollastrin, un dì si ardito oggi, non c'è che dir, hai perso il fiato però sei tutto d'oro e saporito. |